Che cos’è il linfedema
Che cos'è il linfedema
Per linfedema si intende un accumulo di liquidi, che può interessare sia l’arto inferiore che l’arto superiore. Generalmente ed in condizioni normali il 90% dei liquidi, che si formano in periferia per fuoriuscita dai capillari arteriolari, vengono riassorbiti dai capillari venosi, il 10% dai capillari linfatici. In casi particolari per un insufficiente drenaggio venoso, legato a diverse condizioni (sindrome post- flebitica, ostruzione di scarico venoso ecc.),il liquido in eccesso viene drenato dai capillari linfatici. L’edema-dal greco “gonfiore”- si instaura quando i vasi linfatici, non riescono più a drenare la linfa prodotta.
Cause
Le cause più frequenti sono di origine anatomica. Tra queste ricordiamo l’assenza delle valvole dei tronchi linfatici, per cui la linfa tende a refluire nei distretti più periferici; l’agenesia (assenza); ipogenesia o displasia (malformazioni congenite). Può ,inoltre, essere secondario ad un ridotto assorbimento , in presenza di un sistema linfatico integro, per compressione provocata da strutture adiacenti.
Classficazione del linfedema
Classicamente il linfedema si divide in primario o secondario:
Il linfedema primario si manifesta o alla nascita o in fase più tardiva; il secondario è legato ad anomalie dell’albero linfatico. Raramente presente alla nascita, può essere precoce se compare entro i 35 anni, o tardivo dopo i 35 anni.
Il secondario si instaura a seguito di asportazione di linfonodi, generalmente per malattie neoplastiche, o per trattamenti radioterapici. Può insorgere anche a distanza di molti anni dall’intervento. L’arto colpito si presenta pallido ,ipotermico, duro al tatto, non comprimibile, dolente e con cute ispessita.
Clinicamente si riconoscono 5 stadi evolutivi della malattia:
- I stadio: sintomatologia modesta ,con edema che regredisce con il riposo.
- II stadio: edema persistente, che regredisce solo parzialmente con il sollevamento dell’arto.
- III stadio: evoluzione della sintomatologia con edema che non regredisce con il riposo.
- IV stadio: aumento di volume di tutto l’arto (elefantiasi).
- V stadio :insorgenza di complicanze, quali verrucosi, linfangiti recidivanti ed eventuale degenerazione neoplastica.
Diagnosi
La diagnosi si basa su criteri clinici e strumentali. Al tatto la cute si presenta pallida e fredda. Solo in caso di complicanze infiammatorie diventa arrossata e calda. Per i fenomeni di sclerosi del sottocutaneo la digitopressione non produce la classica fovea (affossamento cutaneo),a differenza dell’edema di origine venoso, dove la fovea risulta molta accentuata. Dolore quasi sempre assente; la pelle non può essere sollevata in pliche alle dita (segno di Stemmer). Importante, al fine di diagnosi differenziata, la valutazione dell’edema, che nella forma primaria inizia dal piede per poi progredire verso l’inguine; nella forma secondaria, viceversa, dall’inguine verso il piede.
La diagnosi strumentale si avvale di esami specifici:
- ecografia
- linfoscintigrafia
- linfografia
- TAC o RMN
- tonometria
- laser-doppler.
I suddetti esami strumentali saranno richiesti in base allo stadio della malattia e per il suo monitoraggio nel tempo. I cardini della terapia si basano sulla terapia medica, efficace nei primi stadi della malattia. La fisioterapia, sicuramente la più importante ed efficace, annovera molteplici trattamenti quali: drenaggio linfatico manuale, pressoterapia, ultrasuoni, bendaggio multistrati, chinesiterapia. In rari cosi si può ricorrere alla chirurgia con interventi derivativi. Fondamentale l’uso di tutore elastico. Indispensabile il controllo dell’evoluzione nel tempo. utile per eventuali aggiustamento della terapia. Recentemente il linfedema è stato inserito tra le malattie rare, rappresentando una patologia cronica, ingravescente e di difficile cura, che necessita di trattamenti precoci, mirati e specialistici.
Articolo dato in connessione dal Dott. Giovanni Amabile Chirurgo Vascolare