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L’osteocondrosi è una patologia degenerativa delle ossa, con causa incerta, che insorge durante il periodo dell’accrescimento a livello delle articolazioni. I soggetti maggiormente colpiti sono, quindi, giovani, sportivi e chi, in generale, è soggetto a traumi continui e ripetuti. Alla base sembra esserci un processo necrotico (di morte cellulare), in particolare di carattere vascolare, dovuta forse a un minore apporto di sangue alla zona interessata. La malattia può colpire tutte le ossa dotate di un’epifisi o di un’apofisi ma colpisce maggiormente quelle che compongono un’articolazione cartilaginea. Alla base della patologia e della sintomatologia dolorosa, c’è la formazione del cosiddetto topo articolare: questo si forma grazie alla lesione ossea che separa un frammento composto da osso subcondrale e dalla cartilagine adiacente.
Va specificata anche l’osteocondrite dissecante è una condizione patologica che colpisce l’osso e il cartilagine. I sintomi dell’osteocondrite dissecante possono essere molto invalidanti e richiedono spesso l’intervento del medico. Se non trattata, l’osteocondrite dissecante può portare alla formazione di cisti, alla necrosi del tessuto osseo e, nei casi più gravi, alla frattura.
Le zone più colpite sono il ginocchio, l’anca, l’astragalo e il gomito e la sintomatologia è caratterizzata, innanzitutto, dal dolore dell’articolazione colpita, gonfiore, versamento articolare (idrarto) e progressivo blocco articolare. L’associazione dei dolori con febbre, malessere generalizzato, perdita di peso, arrossamenti localizzati dovrebbe invece far sospettare problemi diversi da un’osteocondrosi. Di solito, almeno all’inizio, la sintomatologia è tollerabile dato che la patologia segue un decorso molto lento. Comunque, nella maggior parte dei casi, le osteocondrosi sono asintomatiche e si finisce dal medico solo quando è già progredita verso fasi avanzate.
È molto importante, quindi, la diagnosi precoce che si fa con l’analisi della motilità articolare e con gli esami strumentali (RMN e radiografia).
La terapia può essere conservativa, chirurgica e farmacologica e la prognosi dipende da diversi fattori tra cui l’età del paziente, l’articolazione colpita e lo stadio della malattia.
Nel trattamento dell’osteocondrosi, la magnetoterapia può risultare molto utile dato che esplica le sue funzioni agendo in modo efficace:
– agisce direttamente sull’osso aumentandone in modo massiccio il flusso ematico quindi nutrendolo;
– agisce sulle cellule ossee (osteoblasti) ricaricandole e intensificandone il lavoro;
– sostiene le cellule cartilaginee.
In questo modo limita l’ischemia ossea e ne riduce la diffusione con conseguente calo sintomatico ed infiammatorio.
Ricordiamo di non intraprendere terapie e cure senza una prescrizione Medica.